Scacco di scoperta

Scusa il ritardo Samuela, ma sono appena riuscito a emergere da sotto terra, dove sono rimasto sepolto per una settimana alla profondità di 7 metri circa. Tutto bene. Oltre che bella, brava e intelligente, se posso permettermi, sei anche divertentissima.
Diversamente da Nicolò, posso essere leggermente bugiardo sulle questioni che ritengo poco importanti, un po’ come spesso le donne, ma sono sincero in quelle che contano e mi responsabilizzano; diciamo che la bugia appartiene alla sfera del gioco, vale un sorriso alla leggerezza, se preferisci, all’infanzia. Non sono mai falso, opportunista.
Mi sembra di avere grande sicurezza in me stesso e sono tenace, sebbene un po’ vada e venga; è il modo per compensare la mia fragilità di fatto e i miei difetti; la vita è la partita delle partite da vincere; mettere in lista le cose che si desiderano oppure occorrono e adoperarsi per ottenerle. Sono analitico davanti ai problemi e sono abituato alla mia vulnerabilità e quindi ho poca paura; occupo subito il centro o se l’avversario è più forte come spesso accade, gioco chiuso cercando di covare varianti impreviste: raccolgo documenti, studio le debolezze degli argomenti, preparo le condizioni per vincere e generalmente vinco.
L’arma è la scrittura, l’unica di cui dispongo, con la quale ho imparato ad avere la meglio in molte piccole battaglie, quelle che posso ragionevolmente intraprendere contando su un bilancio positivo.
Spesso lascio perdere se non altro perché vengo travolto da altri problemi o perché sono particolarmente sensibile alle puntate forti, e questa realtà influenza le altre e comprime le mia indole caratteriale che mi porterebbe ad agire. Valuto il rapporto tra determinazione e rischio, ma alcune devo affrontarle completamente scoperto e in condizioni di pericolo.
Quelle perse, quando posso, non le gioco, e d’altronde la vita, già che sono su queste metafore, somiglia troppo spesso al Poker; se l’altra parte può permettersi di rilanciare pesante e tu non hai da seguire, devi andartene perdendo il piatto e trovandoti ancora più debole alla mano successiva. Devi avere carte più forti perché una sconfitta, in qualche caso, sarebbe fatale.
Penso che gli scacchi dovrebbero essere insegnati a scuola, così i ragazzi apprendono fin dall’inizio il concetto di discretizzazione dello spazio e del tempo, utile nella vita, e si fanno trovare con tutti i pezzi sviluppati alla fine dell’apertura; non come mi sono trovato io al centro della partita, con due impedonature, un Cavallo dominato, una Torre persa per scacco di scoperta, un Alfiere inchiodato davanti alla Regina, e il Re spinto da una casella brutta a una peggiore, ma roteante intorno ad uno sparuto pedone passato ormai in sesta traversa, a tre passi dalla deflagrazione. Come se non l’avessi giocata io. Capiscono subito che in ogni mossa devi ottenere dominio e tessere legami con un impianto di pedoni ben sostenuto alla base, e cedere l’iniziativa all’avversario solo quando occorre mettere in sicurezza il proprio Re, pronti a riprendere a dettare il gioco allorché questi metterà in sicurezza il suo. Tiro l’arrocco fino all’ultimo, Samuela, anch’io ma quando viene il momento di toccare il Re per la prima volta, indietreggio a braccia conserte in un sospiro di sollievo.
Delle partite mi piace contare le vittorie, quelle della vita perché a scacchi non ero un gran giocatore; ogni tanto ne perdo qualcuna e cerco di scrollarmi l’amarezza di dosso e comprendere gli sbagli perché il mio atteggiamento è di continua evoluzione, ma perdo ancora terreno nella guerriglia più importante: la lotta civile per il lavoro. Le banche, in certi periodi, mi fanno paura.
Detesto l’avarizia; il tirchio mi fa proprio senso.
Gentile, socievole, equilibrato, per vedermi aggressivo devi farmi assistere a un’ingiustizia, specie se ai danni di una persona che ha ridotte capacità difensive. Prendo subito parte.
Il luogo dove mi sono arrabbiato più spesso, forse, è la Questura, sezione Permessi di Soggiorno, quando mia moglie extracomunitaria, ma americana e accompagnata da sposo italiano, veniva trattata meglio, si fa per dire, degli africani soli. Il razzismo mi urta.
Sono sicuro di essere capace di dare molto alle persone cui tengo, tanto che di me è stato detto che sono impegnativo nell’amicizia, ma anche senza difese nel rapporto affettivo, aggiungo io, ma nessuna donna mi hai mai fatto male e delle persone che scelgo mi fido senza pensieri, altrimenti la vita sarebbe proprio triste: la fiducia porta felicità perché abbatte l’isolamento, e così mi piace assoluta.
Provo un certo ribrezzo quando sento di coppie che si sguinzagliano gli avvocati addosso per sbranarsi contestualmente alla separazione. Se dovessi vivere una delusione così devastante, mi arrenderei pronto a lasciare tutto, ma non potrei far male a una donna che ho amato neanche per difesa, che mi ha dormito accanto per anni. Stratagemmi di attacco basati su calci al pube come quello dei figli presi in ostaggio per infierire di più nella vita dell’altro, quando in fondo si tratta sempre di un proprio sbaglio, sono considerati prassi normale. Vorrei capire.
Fare male per me è inconcepibile, figuriamoci ad una donna, ad una moglie, e così sono guardingo con gli altri che ne sono capaci; non solo non mi consegno, ma di tanto in tanto mi guardo alle spalle, perché queste sono le storie che sento sulla gente.
Quel pedone in sesta traversa lo porto a promozione.

4 thoughts on “Scacco di scoperta

  1. Colgo lontanamente la metafora con il gioco degli scacchi, che non conosco, ma qui TU sei! Meravigliose parole ho trovato per ritrovarmi e scoprirmi…ciao

  2. Sai quel modo di dire: Di quello ci si può fidare, ma solo fino a un certo punto?
    Ecco, di te, se ho capito, potrei dire:
    Ci si può fidare da un certo punto in poi.
    (Cioè, per le cose importanti. magari mi son spiegata male, non te la prendere, dimmelo)

  3. Terrò questa tua definizione azzeccata in tasca per estrarla all’occorrenza senza essermela presa, Lillopercaso, ma in realtà ci si può fidare di me anche molto prima del punto incerto, che è comunque prossimo all’essere privo di significato. Non so se mi sono spiegato bene anch’io :). Le piccole bugie cui mi riferivo non compromettono il mio comportarmi rigorosamente leale. Non sono mai falso ma fin troppo trasparente e questo, talvolta, mi ha causato qualche problema relazionale. Ho altri difetti, naturalmente 😉

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